La comunicazione cambiata, nel regno dei telefonini – spunti di riflessione -

Nel 90% delle famiglie c’è almeno un utilizzatore di telefonino e nel 69% più di uno. La spesa annuale della famiglia italiana per i servizi di telefonia è in media di quasi 1.000 euro (60% per il mobile). Dal rapporto “e-family 2007” realizzato da Confindustria (http://www.confindustria.it/) emerge, che tra le tecnologie solo la telefonia mobile è riuscita a conquistare completamente il mercato “domestico”: un fenomeno che ci pone ai vertici nelle graduatorie internazionali.

La comunicazione è cambiata. L’espressione “dalla selce al silicio”, sintetizza lo sviluppo dei supporti utilizzati nella diffusione delle informazioni. Dai segni incisi sulla pietra si è passati alla loro trasmissione tramite l'incorporeità del messaggio digitale, attraverso i chips, di pc e di terminali mobili (telefonini). Siamo nell'era del web o dell'informazione, sempre connessi e immersi in una mega teleconferenza interattiva resa possibile dalle sottoreti di trasmissione dell’informazione.

A questo spazio globale d'interazione corrisponde purtroppo il sorgere di fronti di avversione, vecchi potentati e nuovi analfabeti, che vedono nell'amplificarsi delle possibilità delle circolazione delle idee e della conoscenza una minaccia alla conservazione dello status quo. Questa disputa è nata in seno alla scuola, già nell’antica Grecia nei primi licei e accademie fondate rispettivamente da Socrate e Platone, i nostri predecessori hanno dibattuto animosamente sull’opportunità di utilizzare la scrittura, vista come tecnologia capace di conservare nel tempo la conoscenza. Lo stesso tipo di controversia si è riproposta successivamente con le nuove invenzioni a partile dal libro stampato.

E' ovvio che i mutamenti appena descritti condizionano gli aspetti pubblici e privati del nostro vivere, a maggior ragione in un prossimo futuro influenzeranno la vita dei nostri giovani studenti.

Come docente, penso che l’attività di insegnamento non si debba esaurire a riempire uno zaino, un bagaglio di nozioni più o meno utili al nostro alunno. Un buon insegnante, secondo me, oltre che ad accendere un fuoco, la passione per la disciplina, deve preoccuparsi della formazione culturale dello studente. L’alunno va visto come potenziale cittadino e va preparato a vivere in una società complessa in rapida evoluzione.

A passo di gambero, tra riforma e controriforma della scuola, tra guerre calde e populismo mediatico, l’idea dominante di proibire l’uso dei telefonini a scuola tramite circolare, mi sembra pessima. Toglie al docente un occasione fondamentale per insegnare agli alunni l’uso responsabile di questi nuovi strumenti. La proibizione non risolve mai il problema educativo che invece ha bisogno di dialogo e interazione tra i soggetti. E’ solo con la discussione e il confronto che si possono sviluppare negli studenti comportamenti responsabili.

“Tu non puoi controllare come e quando e se i ragazzi useranno il cellulare e in che modo, ma puoi controllare quello che insegnerai loro, essenzialmente valori e l’etica che sottendono l’uso di qualsiasi strumento di comunicazione”

(trascritto da EduPodCast http://www.garamond.it/ - 15/2/07)

Tutti gli alunni delle scuole superiori, sono a questo punto muniti di telefonini, visti i recenti fatti di cronaca relativi al cattivo uso degli stessi in classe, è assolutamente necessario proporre impieghi alternativi. Il vituperato “cellulare” tecnicamente chiamato “terminale mobile” meglio e più di un computer si presta per sostenere e rendere più facile l’attività di apprendimento dello studente: la tecnologia della formazione allo stato nascente si chiama "mobile-learning". (continua nel prossimo numero)

m.maponi@divini.net



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